Siamo nel 2020, consumismo estremo, lavori che cambiano, negozi e attività che chiudono e, almeno nel nostro paese, le tasse che soffocano i contribuenti.
L'idea del posto fisso di italica memoria rimane un sogno per i quasi trentenni, un'utopia a cui neanche pensare per i nuovi teenagers. La partita IVA da qui a qualche anno sarà l'unico modo per lavorare e contestualmente dare respiro alle aziende che ovviamente non versano niente. Saremo tutti professionisti anche magari solo per lavorare al supermercato.
E' il dazio più grande del consumismo di stampo americano, con un "You're fired - sei licenziato" si interrompe il rappporto di lavoro, metti le cose nella tua scatoletta di cartone pronto a cercare altro. La disoccupazione nel nostro paese è ai massimi, ma mentre l'ottimista spera che la situazione possa migliorare, il realista spera che la disoccupazione diventi, proprio come quella americana, mobile e quindi permetta un mercato del lavoro fluido.
STUDIARE PER TROVARE LAVORO: UN BINOMIO IMPERFETTO
I contratti indeterminati non esistono più e quello che ora chiamano indeterminato è solo un determinato più lungo. Studiare rimane una priorità, ma ogni giorno che passa sempre più un completamento personale e sempre meno uno strumento per trovare lavoro. Il nostro sistema universitario, da uno che ha ha fatto Giurisprudenza, è prolisso e stucchevolmente troppo teorico mentre le aziende non cercano uno che in teoria sappia lavorare bensì qualcuno che pronti via sia un valore aggiunto. Per questo nascono sempre più corsi di formazione fatti dalle stesse aziende per reclutare personale. Dalla serie: l'istruzione resta fruibile a tutti in questo paese ma quella atta a trovare lavoro nel 90% dei casi è extra scolastica e a pagamento. Proprio come in America.
Sarebbe bello trovare un lavoro che ripaga in proporzione a quanto si studia e ci si impegna, un lavoro meritocratico, che non richiede partite IVA, dichiarazione dei redditi e soprattutto che si può fare ovunque nella massima flessibilità. Sembra un'utopia come il posto fisso ma forse, dipende da noi, non è così.
IL TRADING SPORTIVO
Il mestiere in questione si chiama Trader Sportivo, professione che in Italia si è affacciata negli ultimi anni anche grazie al pioniere in Italia Gianluca Landi, ingegnere, sport trader, autore Best Seller su Amazon, e volto più riconoscibile in radio, giornali, siti e TV del settore.
Il trader sportivo sfrutta il Betting Exchange, la borsa delle scommesse, creata nei primi anni 2000 da un trader finanziario di JP Morgan e uno scommettitore professionista. Esattamente come il poker si è uno contro uno, uno punta e l'altro offre la quota. Il che vuol dire investire solo in singola ma a quota più alte sugli eventi sportivi, grafici monodirezionali, o scendono o salgono e, nel caso del calcio, una sola variabile: il goal.
Niente fondi, niente market maker, niente pesci grossi che possono influenzare, ma soprattutto niente medie mobili, indicatori, oscillatori, e soprattutto commissioni solo su quello che si vince e non su ogni singola operazione e la possibilità di uscire dal mercato in qualsiasi momento prendendosi un profitto o una perdita parziale.
Detto così sembra molto facile ma non è tutto oro ciò che luccica. Anche qui ci vuole preparazione, tecnica e soprattutto la capacità di reprimere alcuni istinti umani. Citando Josè Mourinho: " Chi sa solo di calcio, non sa nulla di calcio". Questa affermazione di uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio ha un duplice significato: il primo è che operando solo sul calcio si perdono grosse opportunità offerte da altri sport, il secondo è che sapere chi ha segnato un goal in una partita di 20 anni fa o altra nozionistica non vi rende pronti a questo lavoro. Sapete quanti goal in media subisce in trasferta una squadra di serie C inglese? Quanti goal subisce nell'ultimo quarto d'ora il Genoa in casa? Questo tipo di dati sono quelli che vi faranno riuscire in questo mestiere e "conoscere" il calcio davvero. L'uomo, il trader, deve fare due cose: avallare con le informazioni extra-statistiche l'investimento su una partita o evitarlo se c'è troppa contraddizione.
Mai e poi mai dovrà investire per sensazione o per notizie lette che vanno contro i numeri. Se i numeri dicono A, e le notizie come infortuni, squalificati ecc. B, il trader non fa B ma non si muove, resta fermo, braccia conserte. Quella partita viene scartata. Altri errori sono l'errato money management e l'over trading. Bisogna avere una formazione tecnica in primis per sapere come reperire i numeri e come agire in fretta sui mercati ma anche mentale per non incorrere nel minor numero possibile di errore.
Insomma se siete amanti dello sport, e dei numeri legati ad esso, il Trading Sportivo è un'opportunità concreta e reale. State attenti, cercate recensioni, parlate direttamente con le persone e affidatevi solo ai professionisti.
Emanuele Sabatino è un giornalista e Copywriter iscritto all'albo. Ama la statistiche e si occupa principalmente di Calcio e NBA
- Scritto da Emanuele Sabatino
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